ALLEVAMENTO E RIPRODUZIONE DEL MINIGHIRO AFRICANO

(GRAPHIURUS MURINUS)

 

di Diego Mastrolia


 

Classe: Mammalia

Ordine: Rodentia

Famiglia: Gliridea

Specie: G. murinus


GRAPHIURUS MURINUS  è forse uno dei più piccoli e simpatici roditori da allevare in cattività, ai più  spesso sconosciuto o scambiato erroneamente per un piccolo ratto o per un petauro dello zucchero, da cui differisce per le dimensioni e il peso ridotto (30 grammi), per la coda folta e morbida, oltre che per il suo carattere giocoso.

Il suo areale di distribuzione in natura è vario, comprendente diverse zone del Sudan, Uganda, Etiopia, Kenya, Botswana, Namibia e con una concentrazione elevata di popolazioni in vicinanza di Capo di Buona Speranza.

Teca di allevamento: se si dovesse assegnare una medaglia al miglior fuggitivo, il minighiro vincerebbe di sicuro la medaglia d’oro: io allevo le mie bestiole in terrari di vetro con aperture scorrevoli frontali adeguatamente areate per evitare ristagni pericolosi delle esalazioni provenienti dalle loro deiezioni. L’arredamento ideale sarebbe lettiera per roditori in pellet assorbente come substrato, ma anche il tutolo di mais e la segatura depolverata fungono bene allo scopo. L’arredamento prevede rami secchi sui quali i minighiri, la sera e a notte fonda, compiono le loro acrobatiche peripezie (sono roditori notturni e arboricoli); come rifugio per il giorno, durante il quale le bestiole dormono, si adoperino almeno due casette-nido (tipo quelle per Pappagallini Ondulati) adeguatamente imbottite di stoffa, straccetti, canapa e pezzi di lana. Le dimensioni della teca variano in relazione al numero degli animali che si è intenzionati ad allevare: consiglio minimo un terrario da 60 cm x 60 cm (h) per una coppia, infatti gli spazi troppo stretti sono causa di stress e possono portare al cannibalismo della coda.

Parametri: come tutti i “Ghiri” che si rispettino questi roditori tendono, col calare delle temperature, ad andare in letargo, evenienza da evitare perché spesso causa di morte in quanto le nostre temperature invernali proprio non si avvicinano a quelle dell’inverno etiopico: per cui mantengo sempre nella stanza di allevamento una temperatura che non scende mai sotto i 20-22°C.

Alimentazione: questo è un capitolo davvero vasto. Di certo non abbiamo difficoltà a fornire cibo ai nostri golosi beniamini che non disprezzano nulla o quasi: vanno bene mix di semi vari per roditori, arachidi, nocciole, mandorle, semi di girasole, frutta fresca come mele, arance, banane, kiwi, uva (di cui sono ghiottissimi) e anche ciliegie, quando capita, nonché uova bollite tagliate a metà, crocchette per cani o gatti e tarme della farina, di cui sono particolarmente ghiotti. Questi ultimi tre alimenti vanno dosati con oculatezza per evitare di ritrovarci animali tendenti al sovrappeso. Da non dimenticare mai lo yogurt, di qualsiasi tipo (meglio al gusto di frutta), che non dovrà mai mancare nel periodo che precede e segue la gestazione delle femmine. Tutti gli alimenti citati andranno posizionati in singole vaschettine, pulite al massimo ogni due giorni e collocate in diversi punti del terrario. La frutta, a piccoli pezzi, potremmo anche infilzarla sui rami, gli animali si divertiranno a cibarsene. Acqua fresca in apposita vaschetta pulita giornalmente, visto che alcuni esemplari tendono spesso a scambiarla come wc.

Riproduzione: essendo roditori sono molto prolifici. La femmina riesce ad avere tranquillamente nell’arco di un anno fino a sei cucciolate, se adeguatamente seguita nella nutrizione e nelle temperature (mantenute per l’appunto più alte del normale). Il numero dei piccoli varia da un minimo di due a un massimo di 5/6 di 3,5 grammi l’uno, indipendenti già dopo 5 settimane. E’ questo il periodo per “iniziarli” al contatto con l’allevatore per evitare di avere animali paurosi e schivi. In tal modo abitueremo i piccoli ad essere maneggiati, preferibilmente nelle ore che precedono il crepuscolo, quando non sono né troppo svegli, né troppo attivi, per cinque minuti al giorno. La massima soddisfazione sarà quella di una bestiola che, a teca aperta, si nutre dalle vostre mani e che non disdegna di farsi una passeggiatina sul vostro maglione e magari riaddormentarsi “come un ghiro” tra i vostri capelli…