RAMARRO OCCIDENTALE

Lacerta bilineata Daudin, 1802

nome anglosassone: Western green lizard

di Francesco Trimigliozzi

 

CLASSE: REPTILIA

ORDINE: SQUAMATA

SOTTORDINE: SAURIA

FAMIGLIA: LACERTIDAE

GENERE: LACERTA

SPECIE: L. BILINEATA


Descrizione

Sauro di grandi dimensioni, di lunghezza totale fino a 48 cm. Il capo è massiccio, con due squame postnasali e occhi con palpebre mobili e pupille circolari. La gola reca un collare a bordi dentellati di 5-14 squame trapezoidali. Il dorso reca squame fortemente carenate, il ventre ha squame trapezoidali, a margini laterali obliqui, sovrapposte e disposte in 6-8 serie. Le cosce presentano 13-23 pori femorali sulla parte ventrale. La colorazione varia nei sessi, nelle diverse fasi di crescita e nei periodi dell’anno: il dorso può essere uniformemente verde, grigio verde, bruno, raramente reticolato di nero; nei giovani sino ad un anno di vita è bruno mentre i fianchi sono verdi - giallastri; i subadulti e le femmine presentano longitudinalmente 2-4 strie chiare, più o meno accentuate; femmine adulte, alcune riproduttive, osservate sull’alta Murgia Barese, presentano una livrea con macchie verdi, marroni, grigie e bianche. Il maschio è più grande e massiccio della femmina.

Ecologia e Biologia

In Provincia di Bari gli habitat preferiti dal ramarro sono le boscaglie di leccio, roverella, quercia, forre, forteti, muretti a secco al margine di boschi e sentieri, presso corsi d’acqua. Robusto corridore, nuotatore, saltatore e arrampicatore, vivace e mordace se catturato. Espressamente diurno, eliofilo, colloca la sua temperatura ottimale di attività sui 32° C° e resta immobile durante le ore di maggior caldo, al riparo del sole nel suo rifugio. Trascorre la vita latente, che alle nostre latitudini va dalla fine di novembre a fine febbraio- marzo, in buche nel terreno o tra le pietraie. Fortemente territoriale, tranne che nel periodo degli amori, necessita di grandi spazi vitali caratterizzati da cespugli o radi alberi, sui cui rami spesso si termoregola, e spazi assolati vicino a fonti d’acqua, dove si reca per bere o immergersi per rinfrescarsi. Durante il periodo che precede la fregola i maschi mostrano una splendente livrea verde smeraldo sul dorso, e la gola ed i lati del capo spesso azzurri o blu, e si impegnano in furiosi e cruenti duelli, che si concludono con la fuga precipitosa del contendente battuto, spesso privato della coda.

Gli accoppiamenti avvengono in maggio: il maschio morde con forza prima la base della coda e poi il fianco della femmina, si piega sotto di essa facendo combaciare le cloache, estroflette un emipene e la feconda. Le uova bianche, 10 x 18 mm di lunghezza, vengono deposte in numero da 6 a 20 circa nella terra o alla base di cespugli o in cavità di alberi marcescenti; da esse, dopo 2 mesi circa, fuoriescono i piccoli, lunghi sino a 8 cm, che già nel primo anno raggiungeranno la lunghezza di 23 cm. La maturità sessuale è raggiunta nei due sessi già a due anni, con una lunghezza di 30 cm circa. Si ciba di artropodi, uova di uccelli, altri rettili, piccoli roditori, ma anche frutti, bacche e drupe dolci. Viene predato da serpenti, carnivori, rapaci.

Distribuzione

Un tempo ascritte alla specie Lacerta viridis, le popolazioni dell’Europa occidentale sono state riconosciute specie distinta con il nome L. bilineata. In Italia e in Puglia il ramarro è molto diffuso.

Conservazione

Sebbene sia ancora abbastanza comune, se ne comincia a osservare il declino e la scomparsa in diverse aree pugliesi. Le cause sono molteplici: l’antropizzazione (la specie è meno antropofila di altri sauri), gli incendi, il disboscamento, la frantumazione e macinatura delle zone rocciose della Murgia, la costruzione di strade (molti individui vengono investiti mentre si riscaldano sull’asfalto), l’abuso di pesticidi ed erbicidi che influisce sia sulla presenza delle prede sia direttamente sulla sua fecondità, l’aumento di predatori (ratti, gatti, cani) e anche persecuzione diretta a seguito di assurde leggende sulla sua velenosità. È protetto dalla Convenzione di Berna (L.503/81) e dalla Direttiva Cee 92/43 (All. IV).