GECO VERRUCOSO

Hemidactylus turcicus (Linnaeus, 1758)

nome anglosassone: Turkish gecko

di Alessandro Vlora

 

CLASSE: REPTILIA

ORDINE: SQUAMATA

SOTTORDINE: SAURIA

FAMIGLIA: GEKKONIDAE

GENERE: HEMIDACTYLUS

SPECIE: H. TURCICUS

SOTTOSPECIE: H. TURCICUS TURCICUS

 

Descrizione

Geco di taglia ridotta con pelle dorsale ricca di tubercoli (donde il nome) e dalla colorazione di fondo generalmente beige con macchie e bande trasversali di colore marrone; è possibile trovare anche esemplari con colore di fondo grigio. La coda nei giovani, così come negli adulti, è anellata, con bande chiare e scure che si alternano distintamente. La regione ventrale è più chiara e i neonati possiedono una pelle così sottile e traslucente da permettere l’osservazione degli organi addominali attraverso la regione ventrale. Dal capo, ovale, sporgono occhi grandi provvisti di pupilla verticale, ma privi di palpebre mobili.

Si distingue inequivocabilmente dalle altre specie di gechi pugliesi per la presenza, lungo la faccia inferiore delle dita, di lamelle adesive disposte in due file longitudinali. Tutte le dita, inoltre, terminano con una robusta unghia al contrario di ciò che avviene nella Tarantola muraiola, con la quale potrebbe essere confusa.

Il geco verrucoso, da adulto, può raggiungere e superare i 12 cm, di solito intorno ai 10 cm (Diesener & Reicholf, 1986): i maschi rimangono leggermente più piccoli delle femmine dalle quali si distinguono per il capo, in proporzione, più largo e per la presenza di due rigonfiamenti alla base della coda contenenti gli emipeni. Sono visibili, inoltre, da 4 a 8 pori preanali.

Ecologia e Biologia

Il geco verrucoso è diffuso prevalentemente nelle aree litoranee, sebbene sia presente anche nell’entroterra in una grande varietà di ambienti, naturali ed antropici. In Puglia (località Monte Sant’Angelo) è stato osservato a circa 700 m (Pozio & Frisenda, 1980). Muretti a secco, rocce fessurate, tegole e tronchi d’albero sono i rifugi preferenziali da dove, prevalentemente di notte, fuoriesce a caccia di Artropodi di ridotte dimensioni. Dopo aver scelto una posizione di caccia ottimale, spesso in prossimità di luci artificiali, resta immobile in attesa della preda (Arnold & Burton, 1985).

E’ possibile osservarlo in azione durante tutto l’arco dell’anno nelle zone costiere, a temperatura più mite, mentre nelle aree più fredde della Provincia, iberna nei mesi invernali (in genere da gennaio a marzo) (Vlora, oss. personale).

Territoriale, quando minacciato, è in grado di emettere un vocalizzo simile ad un acuto stridio. Tali vocalizzi sono sfruttati anche per attirare le femmine. L’accoppiamento avviene in primavera, periodo durante il quale è possibile osservare questa specie anche durante le ore diurne. La femmina depone da 2 a 4 uova, di forma sferoidale e colore bianco, con guscio calcareo piuttosto fragile (Scillitani et al., 1996). Un singolo esemplare può effettuare sino a 2-3 deposizioni l’anno (Salvador, 1981). La schiusa avviene dopo circa 40-50 giorni, in relazione alla temperatura ambientale e la lunghezza dei giovani alla nascita è di 26 mm circa (Rose & Barbour, 1968).

Distribuzione

Entità Indiano-Mediterranea, diffusa lungo tutti i territori costieri del bacino del Mediterraneo (Barbadillo, 1987). E' stata introdotta, per trasporto passivo, anche negli Stati Uniti sudorientali, in Messico, a Panama e Cuba (Mc Coy, 1970; Davis, 1974), divenendo il geco più frequente dell’America settentrionale (Behler & Wayne King, 1989). Delle due sottospecie attualmente riconosciute, in Italia è presente H. t. turcicus (Salvador, 1981): piuttosto comune lungo le zone costiere di tutta la penisola, in Puglia è presente anche nelle Isole Tremiti (Scillitani et al., 1996).

Conservazione

La specie in Puglia, ed in particolare nella Provincia di Bari, è ancora frequente e abbastanza facile da reperire in quanto non sembra subire l’interferenza umana, di cui forse tende a trarre beneficio.