PLEURODELES WALTL

Osservazioni sulla biologia e sull'allevamento

 

Testo e foto di Alessandro Vlora

 

Articolo pubblicato sulla rivista “Aquarium” n. 7/8 (1993)

 

Pleurodeles waltl, anfibio della famiglia Salamandridae, è una specie tipica delle regioni sudoccidentali della penisola iberica e del Marocco occidentale. Con i suoi 25-30 cm di lunghezza è uno degli urodeli più grandi tra le specie europee.

 

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE

La colorazione si presenta variabile tra il giallo ocra ed il verde-bruno, con punteggiature più scure sul dorso e nella coda, mentre nella regione ventrale generalmente la colorazione è più sbiadita, ricalcando comunque quella del dorso.

La testa è piatta e massiccia, mentre la coda, assai compressa, è lunga quanto il resto del corpo. La pelle, ruvida, moderatamente cheratinizzata (la cheratina è una proteina fibrosa) è provvista di numerose ghiandole con adenomeri posti a livello del derma spugnoso. L’epidermide delle larve, invece, è costituita da due strati di cellule, alcune delle quali emettono un secreto con funzione repellente contro potenziali predatori.

La caratteristica anatomica più singolare è l’elevato numero di costole, delle quali circa una dozzina sono così lunghe ed appuntite da perforare addirittura la pelle o perlomeno essere sentite al tatto. Ricordo, per inciso, di maneggiare qualsiasi anfibio solo dopo essersi bagnati le mani nell’acqua dello stesso acqua terrario, per evitare di rovinare lo strato mucoso, così importante anche per la respirazione di questi animali.

E’ proprio all’apice delle costole, lungo i fianchi, che corrispondono le protuberanze giallastre che consentono di riconoscere inequivocabilmente la specie.

 

RIPRODUZIONE

Il dimorfismo sessuale è verificabile solo durante la stagione degli amori. In questo periodo, i maschi presentano degli ispessimenti copulatori all’interno delle zampe anteriori. L’accoppiamento avviene dopo un breve corteggiamento, che culmina quando il maschio, piegato su sé stesso, gira intorno alla femmina dopo averla agganciata con una zampa anteriore e bloccata in un angolo; quindi il maschio, con la regione cloacale particolarmente rigonfia,si insinua sotto di essa bloccandola con entrambe le zampe anteriori ed emette una spermatofora che la femmina fa convergere nella sua cloaca.

La fecondazione è interna e le uova – bianche, piccole (circa 3 mm di diametro) – sono ricoperte di gelatina: questo materiale mucillagginoso non solo serve per fissare le uova alla vegetazione acquatica o in anfrattuosità di rocce sommerse, ma anche per evitarne il disseccamento.

Nel mio acqua terrario sono state deposte in file lungo alcune foglie di Vallisneria o rilasciate sparse in un ciuffo di Vesicularia dubyana (muschio di Giava). Alla deposizione segue la segmentazione dell’uovo. Si tratta di una serie di divisioni per mitosi che portano alla formazione di cosiddetti blastomeri.

In occasione di un’esperienza con la riproduzione di P. waltl, subito dopo la deposizione, che di norma avviene ad intervalli durando due-tre giorni, provvidi a spostare le uova in un’altra vaschetta riempita con la stessa acqua dell’acquaterrario principale. Questa operazione fu compiuta per avere tutte le uova sotto controllo, giacché nessuno dei miei esemplari, depositori e no, mostrava l’intenzione di predarle. La schiusa, con una temperatura dell’acqua intorno ai 20 °C, da me avvenne dopo 10-14 giorni.

Le larve, biancastre (foto in alto), subito dopo la schiusa misurano 4-5 m. Stazionano sul fondo e, quando tentano di spostarsi, compiono un movimento vermiforme, a zig-zag. 

Solo dopo un paio di giorni comincia a formarsi una punteggiatura più scura sulla pelle e le larve iniziano ad alimentarsi.

Larva di 48 ore.

Larva di 14 giorni.

Larva di 45 giorni.

Le larve, come del resto gli adulti dello stesso genere, sono fra i “girini” che raggiungono le maggiori dimensioni una volta che sono cresciute loro le zampe.

Larva di 80 giorni.

OSPITI PER L'ACQUATERRARIO

Il Pleurodele è un anfibio prevalentemente acquatico, che ama le acque ferme e poco illuminate; quindi l’acquaterrario destinato ad ospitarlo deve avere tali caratteristiche. Da più di due anni ospito quattro esemplari in un acquario di 80x40x40 cm, nel quale ho potuto fortunatamente osservare anche la deposizione delle uova, un centinaio circa: questo numero è assai ridotto dato che, in natura, ne vengono deposte in media più di 500 a femmina.

Come si può comprendere dalle dimensioni, l’acquario è sviluppato più in lunghezza che in altezza, in maniera tale da consentire agli anfibi di raggiungere facilmente il pelo dell’acqua per provvedere alla respirazione aerea. A tale scopo è necessario lasciare il coperchio della vasca leggermente rialzato per favorire lo scambio gassoso, nel caso in cui non si fosse provveduto precedentemente a forare nel terzo superiore le pareti laterali.

L’arredamento dell’acquario è costituito da rocce e legni di torbiera disposti in maniera tale da fuoriuscire parzialmente dall’acqua per consentire la totale emersione di questi urodeli: ho potuto osservare esemplari completamente emersi solo molto di rado, generalmente nei due mesi più caldi dell’anno.

La vegetazione è costituita prevalentemente da Vallisneria sp. pianta che, necessitando di una temperatura nn superiore ai 22 °C, ben si adatta ad ambienti che ospitano l’anfibio dal momento che esso tollera temperature comprese tra 16 e 22 °C, con optimum intorno ai 18 °C.

Allevare Pleurodeles waltl è abbastanza facile perché, se l’acquaterrario è tenuto in casa, risulta inutile l’impiego di un riscaldatore. La temperatura dell’acqa è un fattore importante per la deposizione delle uova, che avviene nei mesi più freschi dell’anno (da settembre a febbraio). Mi è capitato, inoltre, di osservare più volte che l’aggiunta di acqua fredda (12-15 °C) ha favorito gli accoppiamenti.

Perla depurazione dell’acqua è sufficiente un piccolo filtro con cartuccia in resina espansa collegato ad un aeratore, in modo da evitare pompe ad immersione che, spesso, formano correnti non gradite ai nostri ospiti. Oltre alla costante filtrazione, occorre procedere a cambi parziali dell’acqua (circa 30%) ogni mese ed, in estate, almeno ogni quindici giorni. I frequenti cambi vanno effettuati sempre con acqua che abbia la stessa temperatura di quella dell’acquario: basta lasciare dei contenitori nello stesso ambiente per alcune ore. Ho adoperato sempre acqua di rubinetto, con pH leggermente alcalino, circa 7,5.

Per l’illuminazione consiglio l’utilizzo di neon a wattaggio limitato, acceso non più di 8 ore al giorno. Infatti, dato che il pleurodele è prettamente notturno, in cattività una scarsa illuminazione consente di osservarlo in continua ricerca di cibo.

 

ALIMENTAZIONE

L’alimentazione non costituisce assolutamente un problema, dal momento chetale anfibi accetta volentieri carne bianca cruda – da somministrare in acqua – che accetta volentieri persino dalle mani del suo allevatore; si può integrare la dieta con crostacei d’acqua dolce di ogni genere e tubiflex. Quando non disponibili, si può ricorrere ai bigattini eliminando i pericolosi uncini di cui sono forniti. Anche pesci del genere Gambusia sono ben accetti, sebbene la frenesia durante la cattura, può sconvolgere la piantumazione della vasca.

Non consiglio un’alimentazione quotidiana: meglio somministrare il cibo due-tre volte la settimana. E’ buona regola, poi, accertarsi che tutto il cibo sia stato consumato per evitare un rapido inquinamento dell’acqua; a tal proposito sconsiglio vivamente l’utilizzo di carne tritata per l’alto potere inquinante. Sarà bene assicurarsi che tutti gli individui ospitati abbiano ricevuto la loro razione per ovviare all’inevitabile selezione naturale a cui si andrebbe incontro quando si allevano numerosi esemplari insieme.

Occorre fare un discorso a parte riguardo all’alimentazione delle larve, poiché queste necessitano di organismi vivi di piccolissime dimensioni. Alcuni giorni dopo la schiusa ho iniziato ad alimentarle con Infusori integrato da mangime liquido per avannotti che non sempre è gradito. Dalla fine della seconda settimana dalla schiusa ho adoperato il toccasana dell’acquariofilo, cioè i naupli vivi di Artemia insieme alle le pulci d’acqua (Daphnia sp). Purtroppo all’elevata percentuale di uova schiuse, spesso si contrappone una notevole riduzione del numero di larve nei primi due mesi di vita, anche per i frequenti casi di cannibalismo fra larve di taglie differenti.

 

CONCLUSIONI

Pleurodeles walt, insomma, è da considerare un anfibio di facile allevamento, piuttosto longevo, che non necessita di particolari accorgimenti sia per ciò che riguarda la qualità dell’acqua, sia per la sua alimentazione; per questo motivo spero che i miei consigli risultino superflui ai futuri allevatori. Ricordo, infine, che questa specie potrebbe adattarsi facilmente al clima delle nostre regioni. Perciò è da evitare una sua immissione artificiale in natura: faccio appello all’etica di tutti i terrario fili affinché evitino una simile “contaminazione” ecologica.

 

BIBLIOGRAFIA

Arnold, E.N.; Burton, J.A. Guida dei Rettili e degli Anfibi d’Europa, Muzzio Ed., Padova, 1985.

Ballasina D. Anfibi d’Europa, Priuli & Verlucca, Ivrea, 1984.

Obst J., Richter, K; Jacob, U. The completely Illustrated Atlas of Reptiles and Amphibians for the Terrarium, T.F.H. Publications, Neptune City, 1988.