ALLEVAMENTO E RIPRODUZIONE DEL GECO LEOPARDO

 

di Alessandro Vlora

 

Articolo originale pubblicato sulla rivista “Il Mio Acquario”.

 

Il geco leopardo, Eublepharis macularius, rappresenta il geconide maggiormente apprezzato dai vivaristi di tutto il mondo per la docilità, la longevità (vive anche oltre 15 anni!) e la facilità con cui si può riprodurre. L'ingente quantità di riproduzioni ottenute in cattività, infatti, ha permesso una grande diffusione di questa specie presso un numero sempre maggiore di rivenditori favorendo al tempo stesso la diminuzione delle catture nei luoghi d'origine (Pakistan, Afghanistan e regioni nord-occidentali dell'India).

Il geco leopardo appartiene ad una sottofamiglia di gechi considerata molto primitiva, Eublepharinae (dal greco = bene - = palpebra) caratterizzata per l'appunto dal possedere palpebre mobili (foto in basso);

inoltre questa sottofamiglia è pure caratterizzata dalla completa assenza del sistema di lamelle adesive tanto sviluppato negli altri Gekkonidae. Forse proprio la singolare capacità di "chiudere gli occhi" durante il riposo, nascondendo la pupilla verticale, ha favorito ad accrescere l'immagine di docilità e mansuetudine attribuita a questo geco.

Il nome comune, geco leopardo, è in relazione alla colorazione maculata del dorso degli adulti che ricorda, a tratti, quella del grosso felino;

accanto alla colorazione selvatica, in commercio si possono trovare esemplari con una prevalenza di giallo come colore di fondo (la cosidetta yellow-phase) o, più rari, sono quelli in cui il pigmento nero è assente (leucistic-phase) o ridotto (blizzard, in foto).

Dalla fine degli anni 90 gli allevatori si sono scatenati a modificare il fenotipo di questa specie inserendo nel marcato internazionale numerosi morfotipi (in basso stone wash e Mack raptor x Bold bandit):

Comunemente il geco leopardo insieme ad altri "eublefarini", (Hemitheconyx e Coleonyx i più conosciuti dai vivaristi) sono anche chiamati "gechi dalla coda grossa": la voluminosità della coda è dovuta all'accumulo di grassi che questi animali sfruttano, in natura, come riserva idrica ed energetica durante i periodi di siccità e scarsezza di nutrienti.

Abitatori di ambienti rocciosi caratterizzati da clima secco e arido, i gechi leopardo necessitano di un vivario ad "ambientazione deserticola".

 

 

 IL TERRARIO

Un terrario di 100x50x40 di altezza può essere dimora di 3-4 esemplari. E' preferibile allevare un solo maschio con due o più femmine dato che l'aggressività e la territorialità dei maschi adulti potrebbe portare a lotte frequenti e, a lungo andare, alla morte dell'esemplare sottomesso. Durante le schermaglie, non è raro che i gechi emettano suoni gutturali. L'aggressività, comunque, sembra fattore variabile da esemplare ad esemplare. E' possibile (anche se non conveniente) far convivere il geco leopardo con altri gechi della stessa sottofamiglia senza che si verifichi litigiosità interspecifica.

Dato che gli eublefarini, nonostante siano abili arrampicatori, preferiscono sostare sul fondo, a diretto contatto con il substrato, si consiglia di allestire un terrario maggiormente sviluppato in lunghezza piuttosto che in altezza, come si osserva dalle dimensioni consigliate. Inoltre, avendo abitudini prevalentemente notturne, trascorrono la maggior parte delle ore di luce appartati, per cui un terrario con numerosi anfratti e particolarmente ricco di oggetti d'arredo (rocce, tronchi, radici, scheletri di cactus, ecc.) anche se esteticamente molto attraente può sembrare privo degli animali. L'arredamento quindi deve soddisfare una duplice esigenza, estetica e d'osservazione.

Il terrario è opportuno che abbia temperature alternative: una zona "calda" (28-30 °C) ed una più fresca e umida in modo da lasciare agli animali la possibilità di termoregolarsi; di notte occorre garantire una temperatura di 20-22 °C.

Nel caso si voglia cercare la riproduzione conviene utilizzare piccoli cilindri cavi o mattoni forati, opportunamente mascherati e parzialmente interrati, come tane o buche da riproduzione. Tali nascondigli devono essere mantenuti umidi mediante vaporizzazione, maggiormente nel periodo estivo.

Come substrato può essere adoperata indistintamente torba, sabbia o ghiaia, opportunamente sterilizzata (magari utilizzando un forno a microonde), a patto che si abbia l'accortezza di evitare che gli animali ospitati possano ingerire il substrato insieme con il cibo: ciò potrebbe provocare pericolose occlusioni intestinali.

Si può, infine, valorizzare l'arredamento con piante, meglio se grasse e prive di spine, da collocare direttamente in vaso: piacevoli e, nello stesso tempo, resistenti sono le diverse specie dei generi Haworthia e Gasteria.

L'ALIMENTAZIONE

Il geco leopardo si nutre di una gran quntità di insetti: grilli, tarme della farina, camole del miele, cavallette e lombrichi possono indistintamente far parte della dieta di questi animali anche se è necessario arricchirla con l'aggiunta di vitamine e sali minerali. Preparati a base di Calcio, Fosforo e vitamina D3 sono indispensabili per i giovani e le femmine nel periodo riproduttivo.

Dopo un breve periodo di acclimatazione, questi gechi imparano ad accettare anche piccoli pezzi di carne e mangime per cani o gatti anche se questi alimenti sono da considerarsi solo una possibile alternativa. Nel caso si allevino numerosi esemplari insieme, occorre alimentarli separatamente per evitare che i più deboli o quelli di minor taglia restino senza cibo.

Un contenitore per l'acqua, poco profondo, deve inoltre essere sempre a disposizione degli animali.

LA RIPRODUZIONE

Il geco leopardo è fra i più facili animali da riprodurre in terrario. La maturità sessuale viene raggiunta in media dopo 16-24 mesi e i maschi adulti possono essere agevolmente identificati per la presenza di pori pre-anali, assenti o poco distinguibili nelle femmine e la base della coda slargata per la presenza degli emipeni.

E' consigliabile, anche se non indispensabile, allevare gli esemplari riproduttori separatamente, per un breve periodo (uno-due mesi), a basse temperature (20-22 °C) e con un periodo di illuminazione ridotto a 8-10 ore. Le femmine depongono generalmente due uova (raramente una), con guscio molle e di forma ellittica, anche più volte l'anno; occorre sapere inoltre che la fertilità si riduce col passare degli anni e che vi sono delle femmine, comunemente chiamate dagli allevatori americani "hot females" che si dimostrano particolarmente bellicose, restie all'accoppiamento e spesso riconoscibili perché provviste di minuscoli pori pre-anali simili a quelli di maschi giovani.

Appena deposte, le uova sono morbide e appiccicose e solo dopo qualche ora divengono più compatte, della lunghezza di circa 3cm;

le uova non fertili, invece, tendono a restare soffici.

Conviene trasferire repentinamente le uova, senza ruotarle, in una incubatrice trasparente in modo tale da poter facilmente controllare il grado di umidità (70-85% u.r.), da mantenere costante per evitare che perdano turgore disidratandosi. Personalmente ho ottenuto migliori risultati impiegando vermiculite come substrato d'incubazione. Il periodo di incubazione dura in media 45-65 giorni.

Come in altri rettili, il sesso dei nascituri è influenzato dalla temperatura: mentre a basse temperature di incubazione (24-27 °C) la sex-ratio è a favore delle femmine, ad alte temperature (30-32 °C) avviene il contrario.

Alla nascita i piccoli, lunghi circa 7-8cm, hanno una colorazione differente da quella degli adulti con una caratteristica bandeggiatura bruno scura o nera che attraversa trasversalmente dorso e coda.

Dopo la prima muta, si possono alimentare, a giorni alterni, con gli stessi insetti usati per gli adulti, opportunamente addizionati di vitamine e sali minerali. I piccoli, piuttosto aggressivi fra loro, conviene allevarli separatamente e divisi dagli adulti che non esiterebbero ad attaccarli nel caso ci fosse l'opportunità.

LE MALATTIE

Animali di cattura, anche se sempre più rari, possono giungere nei negozi infestati da protozoi e/o nematodi da debellare rispettivamente con farmaci a base di metronidazolo e fenbendazolo.

Se allevati correttamente è difficile che incorrano in malattie, anche se non di rado può verificarsi la rottura della coda che, peraltro, ricresce piuttosto velocemente anche se con forma e colore differente.

CONCLUSIONI

Il geco leopardo, poco mordace e facilmente "addomesticabile", si rivela come uno dei più semplici ed interessanti animali da terrario e, di conseguenza, particolarmente consigliabile a coloro che muovono i primi passi nell'affascinante mondo del terrario.

 

BIBLIOGRAFIA

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