LE PIANTE IN ACQUARIO

di Fabio Lorusso, foto di Alessandro Vlora

 

INTRODUZIONE E GENERALITÀ

In acquario, come in natura, le piante hanno un ruolo fondamentale per quanto riguarda l’instaurarsi ed il mantenimento di un equilibrio stabile e duraturo.

La flora acquatica quindi non ha soltanto una semplice funzione decorativa, ma è un elemento stabilizzante fondamentale per le continue e strette interazioni che stabilisce con gli altri abitanti dell’acquario: pesci, batteri, alghe.

Innanzitutto con il metabolismo le piante assorbono e trasformano le sostanze di rifiuto di origine animale (composti azotati, fosfati, CO2) e, nello stesso tempo, cedono all’acqua ossigeno, indispensabile per la vita dei pesci e dei batteri aerobi presenti nel filtro.

Utilizzando le suddette sostanze le piante entrano in diretta competizione “alimentare” con le alghe, contenendone lo sviluppo: una varia e rigogliosa vegetazione è pur sempre un’ottima prevenzione contro le infestazioni algali.

Inoltre una buona “copertura verde” rende i pesci più sicuri e naturali nei loro movimenti e comportamenti e permette agli esemplari più timidi ed agli avannotti di trovarvi rifugio.

Molti pesci depongono le uova fra le foglie delle piante più fini, che costituiscono pure un ambiente ideale per lo sviluppo di infusori, tanto importanti come primo cibo per i piccoli appena nati.

Pare inoltre che alcune specie, come Myriophillum spicatum, producano sostanze con potere antibiotico.

Sicuramente non bisogna essere né botanici né giardinieri per poter usufruire dei tanti servigi che le piante offrono in acquario: l’importante è imparare ad osservare e, con un po’ di pratica e un pizzico di pazienza, attenendosi ad alcune semplici norme colturali dedotte dall’esperienza e dallo studio del loro habitat naturale, si potranno ricreare magnifici paesaggi subacquei. Alla fine anche la fioritura di un Anubias sp. (in basso) potrà entusiasmarci al pari dell’accoppiamento di un Betta splendens.

 

IL SUBSTRATO DI CRESCITA: FONDO E CONCIMAZIONI

Per poter attecchire, svilupparsi e magari moltiplicarsi, le piante hanno bisogno, come tutti gli esseri viventi, di alcuni principi nutritivi, che assumono in massima parte dall’ambiente che li circonda: l’acqua.

In presenza di luce le piante sono capaci, grazie alla clorofilla, di produrre sostanze organiche (zuccheri) a partire da molecole inorganiche come l’anidride carbonica (CO2), per mezzo del processo noto come fotosintesi clorofilliana.

Come prodotto di rifiuto esse liberano ossigeno (O2), a profitto della vita animale: un sano equilibrio in acquario è dovuto quindi anche ad un ottimale rapporto tra vegetazione e numero di pesci.

Per le loro funzioni biologiche, le piante assorbono, oltre alla CO2, anche altri elementi come azoto, ferro, calcio, potassio, magnesio, ecc.…; venendo a mancare anche uno solo di questi oligoelementi le piante avranno carenze nutrizionali e di conseguenza evidenti disturbi di crescita, in base alla legge del minimo o di Liebig.

Molte piante (quelle cosiddette a stelo) assorbono i principi nutritivi di cui hanno bisogno direttamente dall’acqua attraverso foglie e fusti, sviluppando radici con la sola funzione di ancoraggio; ve ne sono altre invece (Cryptocoryne, Anubias, Echinodorus) che sviluppano radici capaci di assorbire dal suolo il nutrimento essendo in massima parte piante palustri e quindi capaci di restare per alcuni periodi dell’anno all’asciutto.

Nel primo caso la composizione del fondo influisce poco o nulla sullo sviluppo della vegetazione, mentre ne è importante nel secondo.

Poiché è bene che in acquario siano presenti entrambi i gruppi di piante, per allestire un rigoglioso giardino acquatico è utile partire dalla preparazione di un buon substrato di coltura.

Per il fondo è preferibile utilizzare della ghiaia di fiume fine oppure pietrisco di quarzo o silice o comunque ghiaie non calcaree (diametro 3-5 mm) affinché vi sia una buona circolazione d’acqua anche nel fondo, con una ottimale distribuzione delle sostanze nutritive alle radici.

Con miscele troppo fini di sabbia il fondo risulterebbe troppo compatto; con ghiaia troppo grossolana o addirittura con ciottoli le piante difficilmente attecchirebbero.

Circa il colore è meglio orientarsi su miscugli di ghiaia scuri in quanto un ghiaietto chiaro riflette la luce dal fondo con evidente fastidio per i pesci; ad ogni modo su un fondo scuro il verde della vegetazione risalta maggiormente ed inoltre le sostanze di rifiuto che si accumulano si notano meno.

Poiché questo genere di ghiaietto non contiene alcuna sostanza nutritiva per le piante, è utile l’aggiunta di un buon fertilizzante ad uso acquariologico, cioè povero di azoto e fosforo.

Si può usare argilla granulare, laterite o torba; assolutamente da evitare terra da giardino o letame per l’enorme carico organico e tossico che producono in seguito a fenomeni di decomposizione.

Oggi è possibile trovare in commercio substrati già pronti per l'utilizzo in acquario con micro e macronutrienti già bilanciati ed utilizzabili anche in mini acquari.

Per la sistemazione del substrato si comincia stendendo sul fondo dell’acquario uno strato spesso 2-3 cm di ghiaia non sciacquata ed uno di circa 1-2 cm di fertilizzante, quindi si mischia il tutto; a questo punto si finisce con uno strato di ghiaia, preventivamente lavata abbondantemente sotto l’acqua corrente, alto 3-4 cm.

Si raggiunge così uno spessore medio del fondo di 8-10 cm, anche se si rivela utile sistemare la ghiaia in modo che il fondo risulti più alto nella parte posteriore: così facendo l’eventuale sporco si accumula sul davanti ed è più facilmente rimovibile tramite sifonatura.

Si è visto che piante come le Cryptocoryne spp. amano avere i cosiddetti “piedi caldi”, cioè hanno bisogno di temperature “tropicali” anche in prossimità delle radici; difficilmente ciò si ottiene con un comune termoriscaldatore a provetta.

Per ovviare a questo inconveniente si possono utilizzare dei cavetti riscaldanti da sistemare sul fondo della vasca al di sotto della ghiaia.

Questi cavetti, oltre a mantenere ad una giusta temperatura anche il materiale di fondo, creano lenti spostamenti di masse d’acqua dal basso verso l’alto (l’acqua più calda tende a salire) permettendo una migliore distribuzione delle sostanze nutritive nel fondo e rendendole più facilmente disponibili alle piante, con evidenti benefici per le stesse.

Comunque, se non si hanno grosse ambizioni nella coltivazione delle piante (acquario tipo “olandese”), il cavetto riscaldante è un accessorio non strettamente indispensabile.

E’ da ricordare come sia preferibile non utilizzare filtri sottosabbia negli acquari d’acqua dolce con folta vegetazione, potendo questi risultare addirittura dannosi: infatti, tale tipo di filtraggio crea un eccessivo passaggio d’acqua attraverso il substrato, che viene praticamente dilavato.

In questo modo le sostanze non restano più a diretto contatto delle radici per cui le piante non riescono ad assorbire sufficientemente ciò di cui hanno bisogno.

 

L’ACQUA E LA CO2

Per una buona crescita delle piante altro elemento da considerare, oltre il fondo, è naturalmente l’acqua.

Le piante acquatiche scambiano continuamente sostanze con il liquido circostante, assimilando elementi e principi utili per il loro sviluppo ed eliminandone altri di rifiuto: è chiaro quindi come la qualità dell’acqua possa notevolmente influire sulla crescita della flora in acquario.

Come i pesci, le piante d’acquario sono originarie di varie zone tropicali e subtropicali del mondo e quindi legate a valori di acqua ben precisi a seconda della provenienza; ma a differenza degli animali riescono ad adattarsi anche ad acque non proprio simili a quelle dei loro habitat naturali.

La maggior parte delle piante reperibili in commercio si adatta abbastanza bene ad una scala di valori di acidità e durezza sufficientemente ampia: a valori medi di pH (da 6.5 a 7.5) e non troppo alti di durezza (dGH 5°-12°, dKH 2°-7°) si potranno coltivare quasi tutte le piante d’acquario senza grossi problemi.

Naturalmente scegliendo piante come le Cryptocoryne, che preferiscono acque acide (pH 6) e tenere (dGH al di sotto di 7°-8°), o al contrario piante come l’Egeria spp. (ex Elodea), che vegeta in acque basiche (pH >7-7.5) e molto dure (dGH > 18°), difficilmente si otterranno buoni risultati utilizzando acque aventi caratteristiche troppo lontane dalle esigenze delle piante stesse.

Per ciò che riguarda la temperatura, quasi tutte le piante si adattano a valori compresi tra 22°C e 28°C; risultati migliori si otterranno a temperature non troppo alte (24-25°C).

Come abbiamo già detto le piante hanno bisogno di tutta una serie di sostanze nutritive presenti in acqua nelle giuste quantità e prontamente assimilabili.

Sappiamo che molte piante riescono ad assorbire molti elementi direttamente dal fondo attraverso le radici, ma tutte le piante scambiano sostanze con l’ambiente esterno attraverso l’intera superficie, perciò è importante che proprio nell’acqua sia disciolto tutto ciò di cui esse necessitano.

Per provvedere a ciò è indispensabile l’aggiunta periodica di fertilizzanti liquidi per piante d’acquario: questi sono studiati apposta per arricchire l’acqua di tutti quegli oligoelementi (elementi presenti a basse concentrazioni: ferro, azoto, fosforo, ecc.) indispensabili per il metabolismo delle nostre piante e soprattutto presenti in una forma (chelati) facilmente assimilabile dalle stesse e, nel contempo, assolutamente innocue per i pesci. Altre fonti di carbonio per le piante sono il carbonio “liquido”, cioè l’acido carbonico (H2CO3) ed il carbonio legato ai carbonati; entrambi, però, non possono essere direttamente utilizzati, ma la pianta deve impiegare, a sua volta, energia per trasformarli in forma assimilabile, di conseguenza possono considerarsi solo una seconda scelta obbligata per le piante in assenza di CO2.

Discorso a parte va fatto per l’anidride carbonica. Essa è una piccola molecola gassosa diffusa nell’atmosfera come nell’acqua, importantissima per le piante in quanto è la forma più facilmente reperibile di carbonio e quindi il mattone principale per la costruzione degli zuccheri, che i vegetali sintetizzano mediante la fotosintesi clorofilliana in presenza di luce.

Durante questo processo biochimico, infatti, la luce viene catturata da uno speciale pigmento verde, la clorofilla, di cui le piante sono ampiamente provviste tanto da assumerne macroscopicamente il colore; l’energia luminosa viene quindi utilizzata per sintetizzare, a partire dalla CO2, gli zuccheri.

Da questi composti poi le piante traggono l’energia o altri materiali strutturali per la loro crescita.

Come prodotto di rifiuto dell’intero processo fotosintetico esse liberano in acqua grosse quantità di ossigeno, utilizzato dai pesci. Questi a loro volta, respirando, consumano ossigeno e producono anidride carbonica.

Come si può capire, quindi. piante e pesci si scambiano continuamente ossigeno ed anidride carbonica in un processo naturalmente in equilibrio.

In un ambiente limitato come quello dell’acquario è comunque impossibile riuscire ad equilibrare perfettamente piante e pesci e generalmente ci si trova davanti a vasche sovrappopolate di pesci e con solo qualche esemplare di piante dalla crescita pure stentata.

In questo modo non si arriverà mai ad un equilibrio stabile che tenga conto contemporaneamente delle esigenze di piante e pesci, con grave danno per l’intero “sistema acquario”.

Per questo sono in genere consigliabili acquari con una ricca vegetazione e con una popolazione animale limitata: solo allora gli scambi tra l’una e l’altra saranno ottimali per entrambe.

Data quindi la difficoltà di stabilire giuste concentrazioni di CO2 in acquario si preferisce sempre di più utilizzare il diffusore di anidride carbonica, accessorio abbastanza costoso, ma dagli indubbi benefici.

Si potrebbe ricorrere anche a metodi artigianali (diffusori autocostruiti con mezzi di fortuna) od empirici (basati sulla fermentazione di sostanze organiche), ma il risultato non è mai completamente sicuro e sotto controllo.

Nell’impossibilità dell’acquisto di tale attrezzo, si può in ogni caso limitare il più possibile lo “spreco” dell’anidride carbonica naturalmente presente in acquario. Essendo una molecola gassosa (e quindi altamente diffusibile) l’anidride carbonica tende naturalmente a passare dall’acqua all’aria, soprattutto se sulla superficie dell’acquario si crea un’eccessiva turbolenza.

Sarebbe opportuno allora spegnere l’areatore e disporre il tubo d’uscita della pompa dal filtro al di sotto della superficie dell’acqua; la pompa peraltro deve essere sufficientemente potente da garantire un ottimale mescolamento dell’acqua all’interno della vasca senza che vi siano delle “zone morte”: solo così sostanze minerali e gas saranno equamente distribuiti in tutto l’acquario.