ESPERIENZE CON I DISCUS: LE MALATTIE PIU’ COMUNI


di Marco Vitone, foto di Alessandro Vlora


 

La maggior parte delle difficoltà che si incontrano nell'allevamento dei Discus sono dovute ad organismi parassiti di questi pesci che, probabilmente a causa della comparsa di ceppi resistenti ai trattamenti - provocata da svariati anni di allevamento in cattività, durante i quali sono stati più volte trattati con gli stessi chemioterapici - causano l'insorgenza di malattie dall'esito perlopiù infausto, o situazioni di stress prolungato che non permettono agli animali di vivere bene e riprodursi. Uno dei primi sintomi dell'insorgenza dello stato patologico è proprio l'anoressia, che, peraltro, si manifesta per quasi tutte le affezioni, costituendo un generico, quanto ineluttabile, campanello di allarme. L'acquariofilo "medio" è portato a pensare che i Discus siano pesci "cagionevoli" di salute, che tendono ad ammalarsi facilmente. Queste affermazioni, a ben vedere, sono del tutto infondate; è vero solamente che è difficile combattere una malattia in stadio avanzato e che abbia colpito un soggetto già debilitato per altri motivi, ma tale assunto è valido per qualsiasi altro essere vivente. I Discus, in realtà, sono pesci molto più resistenti alle avversità di quanto comunemente si creda, così come sono molto più gravi e grossolani gli errori nell'allevamento di questa specie, rispetto a quello che si possa immaginare. Riuscire ad "ammazzare" un Discus, in particolar modo un individuo che abbia superato la fase critica di accrescimento (5-7 cm), è un'impresa difficile, che purtroppo in parecchi riescono a portare a termine.
Come tutte le leggende, quella della delicatezza dei Discus merita, tuttavia, di essere analizzata per verificare se abbia un qualche fondamento. Questa disamina, però, non vuole essere una guida alla diagnosi ed alla cura delle singole malattie che colpiscono questa specie, per la quale rimandiamo alla letteratura specializzata. Cercheremo di analizzare l'argomento da un punto di vista generale, che permetta di focalizzare le peculiarità biologiche della specie e la necessità che queste vengano rispettate nell'allevamento in cattività, caratteristiche che, se esattamente conosciute, costituiscono un buon viatico per evitare l'insorgere di patologie pericolose.

 

 

LA MUCOSA ESTERNA

I Discus, come noto, provengono dalle regioni amazzoniche e si sono adattati alla perfezione alle estreme difficoltà presenti loro habitat, sia dal punto di vista delle peculiari caratteristiche della flora e della fauna compresenti (feroci predatori come grossi rettili e Piranha), sia dal punto di vista delle caratteristiche fìsico-chimiche dell'acqua. Il corpo, alto e fortemente appiattito (come visibile in foto), permette loro di nascondersi, anche distendendosi completamente sul fondo, tra la vegetazione e gli altri ripari presenti nell'ambiente e, nel contempo, offre alimento e rifugio alla prole.

La mucosa che ricopre le squame dei pesci ha importanza vitale per questa specie. I Discus abitano acque con caratteristiche fìsico-chimiche straordinarie. L'acidità dell'acqua rende l'ambiente insopportabile per la maggior parte delle altre forme di vita acquatiche. Per difendersi dall'aggressività degli acidi in soluzione, questi pesci sono ricoperti da uno strato considerevole di muco particolarmente denso. Inoltre, la prole si nutre della pelle dei genitori, opportunamente modificata, nel periodo delle cure parentali. Più in generale, la mucosa esterna assolve ad una funzione di difesa della pelle e delle lamelle branchiali dagli attacchi parassitari. L'alto livello di specializzazione e le caratteristiche funzionali di questa, rendono indispensabile la sua conservazione in stato sempre perfetto. Invero, esistono alcuni fattori di rischio per l'integrità della stessa che devono essere continuamente monitorati, approntando gli eventuali rimedi in caso di necessità.

Le fonti di pericolo per lo strato di muco sono divisibili in due grandi categorie: abrasioni meccaniche, da un lato, scompensi delle caratteristiche fìsico-chimiche dell'acqua, dall'altro. Le conseguenze di entrambe sono affezioni patologiche "opportunistiche" sostenute da batteri, funghi, vermi e protozoi. Solitamente le abrasioni sono causate dalla cattura con il retino, sfregamenti sul materiale decorativo dell'acquario, lotte tra individui. In condizioni normali, ove vengano rispettate le elementari regole di pulizia e manutenzione dell'acquario (regolari cambi parziali dell'acqua, pulizia del fondo e del materiale prefiltrante, efficienza del filtro) queste "ferite" si rimarginano da sole in poco tempo. Nel caso, invece, di precarie condizioni igieniche e dell'inquinamento biologico che ne deriva, al danneggiamento dello strato di muco ed eventualmente della pelle sottostante, seguono infezioni sostenute dai parassiti (quasi sempre presenti, anche se, tenuti sotto controllo dai meccanismi di autodifesa dell'organismo). E', inoltre, appena il caso di ricordare che, ove le ferite siano causate dalle lotte per il predominio territoriale, alla lunga, i soggetti più deboli tenderanno ad ammalarsi: è opportuno, dunque, isolare i pesci più maltrattati, ovvero arredare l'acquario in modo da offrire loro dei ripari. Agli stessi, pessimi, risultati si può pervenire sottoponendo questi ospiti dell'acquario a stress da alterazioni dei valori fisico-chimici dell'acqua (sbalzi di temperatura, repentini mutamenti della durezza dell'acqua e, conseguentemente, del pH). Un cambio di acqua (o il trasferimento in altra vasca) eseguito in modo eccessivamente rapido che comporta le variazioni descritte, provoca l'elisione quasi totale del muco, che viene via a brandelli, ben visibili perché assumono una colorazione biancastra. A ciò si aggiunga l'ipersecrezione di muco a livello dell'apparato respiratorio. Le lamelle branchiali vengono avvolte dalle secrezioni, riducendo ed, a volte, annullando del tutto la capacità respiratoria del pesce, con le inevitabili, nefaste, conseguenze che ne derivano. E' del tutto evidente che, tanto minore sarà l'esposizione dei Discus alle esaminate fonti di rischio per la mucosa esterna, tanto maggiori saranno le possibilità di evitare l'insorgere di malattie insidiose; ed alla luce delle considerazioni svolte sulle vitali funzioni cui essa assolve, quale barriera protettiva e fonte di nutrimento per gli avannotti, è proprio il caso di badare continuamente alla sua perfetta conservazione.

 

APPARATO RESPIRATORIO

Si è accennato alla circostanza che le branchie dei Discus sono ricoperte da un film di muco che le protegge. Si è altresì evidenziato come i fattori di rischio per la mucosa esterna siano comuni a quella che ricopre le lamelle branchiali. Occorre segnalare in questa sede, un genere di vermi parassiti delle branchie che sembra prediligere i Discus come organismo ospite: si tratta dei Dactylogyrus. Questi microscopici parassiti si attaccano, con particolari uncini di cui sono dotati, alle lamelle branchiali provocando irritazione e fastidio ai pesci. Nel caso di grave infestazione si nota un inscurimento generalizzato della mucosa di tutto il corpo del soggetto, l'accelerazione degli atti respiratori e la chiusura alternata degli opercoli branchiali, per cui il pesce respira solo attraverso una branchia. In questo stadio dell'infezione si possono registrare numerose perdite soprattutto tra gli esemplari giovani. I parassiti responsabili di questa patologia sono generalmente presenti anche su soggetti che non manifestano alcuna sintomatologia. Gli esemplari adulti, ed in genere, tutti quelli allevati in condizioni ottimali non sembrano risentire dei vermi, i quali, tra l'altro, non riescono a riprodursi in numero massiccio. Le forme parossistiche sono sempre dovute a fattori che minano l'integrità delle branchie (irritazioni dovute a scompensi dei valori fisico-chimici dell'acqua, scarsità di ossigeno nella vasca, inquinamento da scorie azotate in eccesso). E' da ritenersi plausibile, inoltre, che questi ed altri parassiti simili, siano responsabili della morte di intere nidiate di avannotti che possono essere attaccati non appena iniziano a nuotare, dopo aver assorbito il sacco vitellino. In tal modo, si spiegherebbe il perché, a volte, le larve muoiano nuotando in lungo ed in largo per la vasca senza riuscire a "trovare" i genitori, oppure prendano ad avvitarsi su loro stessi per finire immobili sul fondo.

 

APPARATO DIGERENTE

L'apparato digerente presenta un intestino particolarmente complesso e lungo, disposto in modo da adattarsi alla particolare conformazione del corpo dell'animale. Questo connotato, proprio dei carnivori, non impedisce, tuttavia, ai Discus di integrare la dieta anche con sostanze vegetali (alghe e piante acquatiche). Nel tratto intestinale sono presenti, nella quasi totalità degli esemplari, un certo numero di parassiti tra i quali più frequentemente è possibile individuare protozoi flagellati e vermi.

Flagellati intestinali

Attraverso l'esame microscopico dell'intestino di soggetti apparentemente sani, si rileva comunque la presenza di un certo numero di flagellati che, ad ogni buon conto, non sembrano minimamente infastidire gli stessi. Si tratta spesso di protozoi del genere Bodomonas, Trìchomonas e Prootopalina, generalmente compresenti. Sarà ben difficile, invece, imbattersi in Hexamita, come si desume dalla letteratura specializzata: pare, infatti, che questo genere di protozoi flagellati, isolato per la prima volta nei salmoni = Octomitus) non sia stato, in realtà, mai stato isolato nel genere Symphysodon. E' stato accertato, infatti, che la famigerata "malattia del buco" è, invero, causata da flagellati del genere Spironucleus.

Si ritiene, in via prevalente, che la malattia del buco sia causata solo da quest'ultimo agente patogeno, ma in letteratura esistono segnalazioni di casi di identiche affezioni causate da Bodomonas e Trìchomonas. I flagellati intestinali sono organismi parassiti unicellulari che devono il proprio nome ai flagelli di cui sono dotati, i quali, altro non sono che organi filamentosi di movimento o di adesione utilizzati per spostarsi all'interno od aderire alle pareti intestinali. Il numero e la lunghezza dei flagelli varia a seconda dei generi e delle specie dei protozoi; caratteristico è il loro continuo movimento che permette ai protozoi di "nuotare" nel contenuto intestinale e rimescolarlo alla ricerca di sostanze nutritive che vengono così sottratte all'organismo ospite. In caso di infestazioni massicce, le colonie di flagellati si stratificano sulle pareti intestinali restando in stretto contatto e formando una barriera impenetrabile. Queste colonie, formate da un numero impressionante di individui, conferiscono all'intestino le caratteristiche di un mare in tempesta, continuamente agitato del movimento contemporaneo dei numerosissimi flagelli. Allorché l'infestazione giunga a questo stadio i soggetti colpiti manifestano sintomi caratteristici: totale inappetenza, feci bianche e gelatinose, ventre gonfio. I pesci tendono ad isolarsi dal gruppo, stazionando sul fondo o in un angolo della vasca e restando insensibili alla somministrazione del cibo; la livrea si inscurisce o sbiadisce. I tipici buchi nella regione frontale sono quasi certamente da addebitarsi a fenomeni di mancato assorbimento di Calcio ed altri minerali a livello intestinale, causato dalla barriera di organismi che impedisce alle sostanze nutritive di venire in contatto con le pareti intestinali. Tra l'altro, queste risultano fortemente danneggiate dall'azione "erosiva" dei parassiti. Non è sempre facile, inoltre, una volta debellati i flagellati, la guarigione delle lesioni esterne che possono anche permanere. Per permettere la cicatrizzazione dei buchi è opportuno somministrare integratori alimentari di sali minerali e, a volte, è necessario l'utilizzo di particolari pomate antibatteriche da applicarsi in situ. Per maggiori informazioni sul punto si rinvia, comunque, alla letteratura specializzata.

Tenuto conto del fatto che i flagellati intestinali sono presenti in quasi tutti i Ciclidi, occorre precisare, tuttavia, che i Discus ne patiscono più delle altre specie le nefaste conseguenze. Per questo motivo si sconsiglia, ad esempio, di allevarli assieme agli Scalari. Tuttavia, gli accorgimenti preventivi che di seguito verranno descritti, possano scongiurare il pericolo di gravi infestazioni e permetterci di tenere tranquillamente assieme Discus ed altre specie di Ciclidi. Prima di acquistare un esemplare, è opportuno verificarne lo stato di salute: soggetti magri, con il ventre scavato o eccessivamente tumefatto, con feci biancastre pendenti dall'ano o presenti sul fondo della vasca sono da scartare a priori; si verifichi l'appetito dei pesci pretendendo che il venditore somministri loro del cibo in quel momento. Se non accorrono verso il mangime e non lo mangiano con avidità, restando, invece, fermi mentre altri esemplari banchettano indisturbati, non acquistateli. Tuttavia, se i Discus sono stati introdotti da poco tempo nella vasca del negoziante, ritentate l'esperimento dopo qualche giorno per verificare se non si sia trattato solo di stress da trasferimento. Per prevenire l'insorgere di pericolosi focolai infettivi, è importante che nella dieta siano somministrate in associazione sostanze fibrose (vegetali e legumi) e di origine animale; queste ultime, ove offerte in quantità eccessiva, tendono a ristagnare nell'intestino minando la salute dei Discus. Si verifichi che tutti i soggetti allevati riescano effettivamente a nutrirsi, stando attenti a quelli sottomessi dagli esemplari dominanti che tendono continuamente a scacciarli lontano dal cibo, non permettendo loro di mangiare. Si faccia, inoltre, caso ai pesci che, pur proiettandosi verso il mangime, in realtà non lo mangiano o lo sputano dopo averlo abboccato: solitamente questi soggetti sono già vittime di parassiti intestinali pur non avendo ancora perso del tutto l'istintiva tendenza ad accorrere verso il cibo. Nel primo caso, con gli opportuni accorgimenti, potremo evitare che il pesce, non nutrendosi, si indebolisca e sia sopraffatto dal proliferare dei parassiti. Nel secondo caso si potrà intervenire per curare l'animale inappetente con tempestività, aumentando le probabilità di guarigione, dato che questo non ha ancora perso del tutto interesse per il cibo. Elemento fondamentale per tenere sotto controllo i flagellati è la temperatura dell'acqua. Questi organismi sono sensibili al calore; a temperature comprese tra i 32 ed i 35 C° la loro capacità di generare stati patologici nell'organismo ospite viene fortemente attenuata. E' opinione condivisa da allevatori di successo e confermata dagli ittiopatologi che, inoltre, l'innalzamento di temperatura - sino ad un massimo di 34-35 C° - stimoli il sistema immunitario dei pesci. Non è consigliabile, comunque, far vivere i Discus a simili temperature per periodi più lunghi di 4-7 giorni. Nella sola fase riproduttiva è opportuno che questa raggiunga i 29,5-30,5 C°, per il resto sono sufficienti 27,5-28,5 C°. L'innalzamento della temperatura fino a 35 C° deve essere effettuato a solo scopo terapeutico o preventivo e per il breve periodo di tempo suddetto; un'esposizione prolungata può, invece, provocare scompensi metabolici ed il conseguente indebolimento delle difese immunitarie del pesce, oltre che una perdita di sensibilità dei flagellati al calore, causata dalla proliferazione di ceppi resistenti. Per ultima, ma solo in ordine di esposizione, occorre sottolineare la necessità e l'importanza, per la profilassi delle affezioni in questione, della cura dell'igiene nella vasca. Il fondo deve essere mantenuto sgombro da residui fecali e di cibo in decomposizione, per evitare che tali rifiuti vengano ingeriti dai pesci contribuendo alla diffusione dei parassiti. Lo stesso dicasi dell'effettuazione regolare del cambio parziale dell'acqua, che permette di mantenere a livelli accettabili la concentrazione di scorie azotate disciolte: una eccessiva presenza di tali sostanze provoca stress all'organismo dei pesci, indebolendoli.

Elmintosi

Anche le verminosi sono affezioni piuttosto diffuse nel genere Symphysodon: i più frequenti agenti patogeni sono vermi nematodi del genere Capillaria e vermi nastriformi del genere Cestoidea.
Non è affatto facile distinguere dalle sole manifestazioni sintomatiche una infezione da flagellati da una da vermi intestinali. Allo scopo sarebbe necessaria l'analisi microscopica delle deiezioni dei pesci. Solitamente gli esemplari colpiti solo da vermi tendono a dimagrire nonostante accettino il cibo, tuttavia è ben diffìcile che essi continuino a nutrirsi per lungo tempo. L'azione combinata dei flagellati, sempre pronti a riprodursi a dismisura in organismi debilitati, porterà i soggetti a smettere completamente di nutrirsi; infatti, i due tipi di parassiti sono presenti contemporaneamente, contribuendo ad aggravare il quadro clinico. Anche dei vermi, spesso, i Discus sono portatori sani. Cosa significa tutto ciò? Il reperimento di parassiti intestinali in soggetti sani indica la possibilità che questi convivano "pacificamente" con l'organismo ospite non recandogli alcun apparente disturbo. Questa circostanza è indirettamente confermata da alcuni esperimenti condotti in allevamenti "pilota", all'interno dei quali, si cercano di selezionare esemplari totalmente privi di parassiti. E' un dato di fatto, dunque, che le terapie tradizionali non possono debellare completamente le colonie di agenti patogeni, anche per l'estrema difficoltà di attuare un impenetrabile "cordone sanitario" all'interno degli acquari nei quali, spesso, vengono introdotti nuovi pesci o piante di cui non è sempre possibile verificare la sterilità. Per prevenire le complicazioni dovute all'azione parassitaria dei vermi, i pesci devono godere di buone condizioni di salute generale, essere ben nutriti (sia quantitativamente che qualitativamente) ed ospitati in acquari correttamente gestiti. Valgono, anche in questo caso, le raccomandazioni descritte per i flagellati.