LA LUCERTOLA SPINOSA AMERICANA

 

di Alessandro Vlora

 

Articolo pubblicato sulla rivista "Aquarium"

 

L’allevamento delle lucertole spinose appartenenti al genere Phrynosoma si rivela una difficoltosa sfida per l’appassionato terrarista; tali insolite lucertole sono giustamente rare da rinvenire in commercio in quanto particolarmente difficoltose da alimentare: si nutrono esclusivamente di alcune specie di formiche! Lo scopo di questo articolo, dunque, non induce all’acquisto di tali specie, ma vuole solo essere un invito a non incorrere in un’inutile, quanto dolorosa, sconfitta. D’altra parte questi sauri mostrano delle caratteristiche, morfologiche ed etologiche, piuttosto insolite se paragonate ad altre lucertole. Presentano un corpo tozzo, a forma di disco appiattito dorso-ventralmente, con pelle verrucosa e ricca di piccole spine; il margine tra il dorso e la regione ventrale è delimitato da una o due file di squame spinose a seconda delle specie; se non fosse per la presenza di una breve coda, assomiglierebbero tanto a piccoli rospi più che a delle lucertole, come dimostra il nome comunemente attribuito loro negli Stati Uniti: horned toad (rospo cornuto). La colorazione, criptica, è estremamente variabile, passando dal grigio al bruno-rossastro, spesso in relazione al colore dominante del substrato. In particolare nella regione occipitale e temporale del capo, piccolo e ben distinto dal corpo, sono presenti corna più o meno lunghe costituite da vere e proprie prominenze delle ossa craniche: esse rappresentano un importante criterio di distinzione tassonomica.

 

 

 

Tali diverse ornamentazioni del capo sembrano essere il risultato dell’azione della selezione naturale in relazione alle differenti tecniche di caccia dei loro numerosi predatori, quali uccelli, serpenti e mammiferi (Sherbrooke, 2004). Tuttavia le caratteristiche morfologiche (in particolare osteologiche), quelle legate alla riproduzione (ci sono specie ovipare e vivipare) e quelle prettamente genetiche (analisi del DNA mitocondriale e ribosomiale) offrono ancora risultati piuttosto controversi riguardo alle relazioni interspecifiche e alla loro filogenesi (Hodges e Zamudio, 2004). Si ritiene, comunque, che tutte le specie possiedano un antenato e una storia evolutiva comune.

Attualmente il genere Phrynosoma comprende 13 specie presenti negli Stati Uniti (ad ovest del fiume Mississippi), nelle zone costiere del Canada sud-occidentale da cui si spinge a sud fino al Messico, mentre una sola specie vive in Guatemala.

 

 

In particolare la specie più comunemente importata in Europa, Phrynosoma coronatum (Blainville, 1835), proviene dalle zone costiere della penisola della Bassa California, tra California e Messico. In tale areale di distribuzione sembrano vivere sintopiche due sottospecie, P.c. blainvillei e P.c. frontale, riconoscibili dalla forma delle squame cefaliche (Behler e King, 1991). Brattstrom (1997) ritiene che P. cerroense, propria della ”Isla de Cedros”, possa essere inclusa nel complesso P. coronatum.

 

Il corpo a forma di disco è tipico del genere Phrynosoma.

 

P. coronatum ha costumi terrestri ed è diffuso prevalentemente a livello del mare, benché si conoscano specie, come Phrynosoma douglasii, che possono rinvenirsi fino ad oltre 2700 m di quota. L’habitat tipico è quello arido, secco e sabbioso, sovente presso i margini di boscaglie rade e soleggiate. P. coronatum è prevalentemente diurno: in natura passa buona parte della giornata a crogiolarsi al sole. Raggiunta una ben definita temperatura corporea, inizia a cercare cibo. Quando disturbato, repentinamente si infossa nel substrato preferendo la mimetizzazione a manifestazioni di aggressività. Per questi sauri si conoscono differenti atteggiamenti di difesa che si sono evoluti e perfezionati a seconda del predatore: possono appiattirsi ed immobilizzarsi, scavare velocemente ed infossarsi o, a volte, ingerire aria rigonfiandosi a palloncino. L’atteggiamento di difesa più peculiare, comunque, è il famigerato fenomeno del sanguinamento dagli occhi. Questi incredibili animali, come riportato nel corso dei secoli dai nativi messicani, piangono gocce di sangue! Sono in grado di aumentare volontariamente la pressione sanguigna della fragilissima rete di capillari che vascolarizza la regione perioculare sino allo scoppio con conseguente fuoriuscita di sangue a fiotti. In effetti tale singolare comportamento, conosciuto peraltro solo in alcune specie del genere Phrynosoma, sembra il meccanismo difensivo d’elezione in risposta all’attacco di coioti e volpi.

Come già accennato, la loro dieta di base consiste di Imenotteri formicidi, di preferenza appartenenti al genere Pogonomyrmex, formica diurna mietitrice che si nutre di semi di cereali. Questa formica rossa costruisce nidi nella sabbia occupando la stessa nicchia ecologica della lucertola spinosa. Alcuni allevatori riportano come indispensabile l’alimentazione a base di formiche in quanto sembra che l’acido formico sia vincolante ai fini di una corretta digestione; a tal proposito la letteratura sembra in disaccordo (Sherbrooke, 2004), in ogni caso ciò non toglie che allevare in cattività tali specie si riveli improponibile. Ad avvalorare tale ipotesi il dato riguardante l’impossibilità di riproduzione in terrario. Ne consegue, quindi, che gli animali presenti in commercio sono sicuramente di cattura. Si consideri anche che tale genere nei luoghi d’origine è già in notevole depauperamento a causa di una molteplicità di fattori che vanno dalla riduzione dei biotopi all’uso indiscriminato di pesticidi, fino all’introduzione più o meno accidentale di nuove specie di formiche di origine sudamericana; basti pensare all’invasione della formica di fuoco (Solenopsis invicta), specie onnivora infestante di origine brasiliana, di cui tali sauri non si nutrono e che è in grado di predare direttamente le loro uova e gli individui giovani (Dress, 2005) e della formica argentina (Linepithema humile - già Iridomyrmex humilis), anch’essa predatrice e non edule (Fisher et al., 2002).

 

 

Per quanto concerne la riproduzione, si conoscono sette specie che depongono uova, le quali schiudono nella tarda primavera - inizio estate e sei specie vivipare, in grado di partorire piccoli già formati e perfettamente autosufficienti (vedi tabella). Attualmente si ritiene che il fattore selettivo che ha maggiormente contribuito allo sviluppo della viviparità sia la distribuzione altitudinale delle differenti specie (Hodges, 2004).

 

Specie ovipare

Specie vivipare

P. asio

P. boucardi *

P. cornutum

P. braconnieri

P. coronatum

P. ditmarsi

P. mcallii

P. douglasii

P. modestum

P. hernandesi

P. platyrhinos

P. orbiculare

P. solare

P. taurus (?)

 

* P. boucardi per alcuni autori è una sottospecie di P. orbiculare.

 

Si ricorda, infine, che la specie Phrynosoma coronatum è inserita nell’Allegato B del regolamento (CE) 1332/05 del 9 agosto 2005 relativo alla “protezione di specie della flora e della fauna selvatiche mediante il controllo del loro commercio”, oltre che nell’Appendice II della Convenzione di Washington (CITES). La suddetta specie, benché appartenente alla famiglia Phrynosomatidae, è inserita nella famiglia Iguanidae di cui, in passato, faceva parte (Frost et al., 2001).

 

 

Ringraziamenti

Si ringrazia la Prof. Wendy L. Hodges del Department of Science and Mathematics - The University of Texas of the Permian Basin (U.S.A.) per la preziosa collaborazione.

     

Bibliografia

Behler J.L., King F.W. (1991) – The Audubon Society Field Guide to North American Reptiles and Amphibians, Knopf, New York: pag 513-518.

Brattstrom, B.H. (1997) - Status of the subspecies of the coast horned lizard, Phrynosoma coronatum. Journal of Herpetology 31: pag 434-436.

Dress B.M. (2005) - Red Imported Fire Ant Impact and Management Considerations for Preserving Red Harvester Ants. Abstracts for 2005 HLCS Workshop, Texas Tech University.

Fisher R.N., Suarez A.V., Case T.J. (2002) - Spatial Patterns in the Abundance of the Coastal Horned Lizard. Conservation Biology vol. 16(1): pag 205.

Frost D.R., Etheridge R., Janies D., Titus T.A. (2001) - Total evidence, sequence alignment, evolution of Polychrotid lizards, and a reclassification of the Iguania (Squamata: Iguania). American Museum Novitates 3343: 38 pp.

Hodges W.L., Zamudio K.R. (2004) – Horned lizard (Phrynosoma) phylogeny inferred from mitochondrial genes and morphological characters: understanding conflicts using multiple approaches. Molecular Phylogenetics and Evolution 31: pag 961-971.

Hodges, W.L. (2004) Evolution of viviparity in horned lizards (Phrynosoma): testing the cold-climate hypothesis. Journal of Evolut. Biology 17 (6): 1230-1237.

Pianka E.R., Hodges W.L. (1998) Horned Lizards. Reptiles: pp. 48-63.

Sherbrooke W.C. (2004) – Born Survivors. A look at survival strategies and other behaviours of North American horned lizards. Reptiles: pag 48-68.

Siti internet consultati:

http://www.hornedlizards.org/

http://www.natureserve.org/explorer/